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>> Cultura
Latina. Riesplode il mito dei Duran Duran. Chi sono e
cosa fanno le sedicenni e i sedicenni di allora. Roberta Colazingari
risponde per prima
Riflettevo. Per quel che mi riguarda e, credo, per
molti miei coetanei, da qualche mese a questa parte mi sembra di essere
tornata ai mitici anni 80. Attenzione: non è la solita frase fatta. Da
qualche mese a questa parte, infatti, cosa che i più non avrebbero mai
pensato potesse realizzarsi, si è tornati ad ascoltare la dolce ugola di
Simon & Co. Come? Ancora non ci siete arrivati? Beh, dopo i Beatles, i
fabfive di Liverpool, negli anni 80 ci sono stati i fabfive di Birmingham:
Simon Le Bon, Nick Rhodes, Andy Taylor, John Taylor e Roger Taylor. Nel
2000, precisamente nel 2004, dicevamo, i fabfive di Birmingham sono
tornati dopo 20 anni di silenzio (si fa per dire, in realtà loro hanno
continuato a far dischi solo che gli altri non se ne sono mai accorti,
ndR). Tripudio e gioia per tutti noi. Lo so. Sono una giornalista e non
dovrei usare il mezzo comunicativo in prima persona. Però le regole sono
state create per essere infrante e noi di ParvapoliS ne siamo un esempio.
Torniamo a bomba, quindi. Per me e per il mio direttore (dott. Cascio ce
l'ho con lei) i Duran Duran hanno significato molto di più che la sola
musica. Frequentavo la III media quando all'epoca esplose la moda paninara
a suon di "Wild Boys" e il festival della canzone italiana di Sanremo si
apprestava a ricevere il tifone Duran Duran con uno spiegamento di forze
dell'ordine non indifferente. E la povera Clizia Gurrado che scrisse
"Sposerò Simon Le Bon", diventato immediatamente un cult per la regia di
Carlo Cotti (un grande), dove la mettete? Mi ricordo il duello
Spands-Durans sui banchi di scuola. C'erano le fazioni, un po' come in
politica (destra-sinistra) noi urlavamo "il mio Simon è più bello del tuo
Tony (Hadley, leader degli Spandau Ballet)". Il bello arrivava con i
programmi televisivi . C'era una sorta di filo invisibile e resistente che
legava tutti noi duraniani/e: un passaparola che ci rendeva uniti e
complici più che mai. All'epoca, si sa, i telefonini non esistevano e, per
la gioia dei nostri genitori erano telefonate (dal telefono di casa)
continue, a volte brevi del tipo "accendi, su Dj Television c'è lo
speciale Duran" oppure "sbrigati! Stanno trasmettendo l'ultimo video e c'è
John in una intervista". A volte telefonate chilometriche dove ci
raccontavamo l'ultima puntata di Be bop a Lula (mitico, inossidabile Red
Ronnie) in cui folle urlanti di fans e in continuo pianto osannavano il
nome dei fabfive. Interviste ai 5 di Birmingham, quelle a Be bop a Lula,
che, sempre per quel che mi riguarda, mi hanno fatto conoscere anche il
lato umano di questi musicisti (per quanto attraverso uno schermo possa
essere percepito). E le riviste dove le mettiamo? Non scorderò mai il mio
giornalaio di fiducia (credo avesse il terrore ogni volta che mi vedeva
comparire all'orizzonte). Si trovava, e si trova ancora, accanto al Liceo
che frequentavo e puntualmente, prima del suono della campanella per
entrare in classe, c'era la visita d'obbligo e di conseguenza la spesa
fissa di: Ciao 2001, Tutto, Tv Sorrisi e Canzoni, il giornale di Be Bop a
Lula, Cioè e mille altre riviste, che andavano rigorosamente comprate,
anche se a volte sopra c'era solo un esile trafiletto che occhieggiava ai
fabfive. Quanta pecunia spesa (e non me ne pento!). Anche qui, però,
arrivava la solidarietà duraniana: amiche che avevano altre mire musicali
(vedi Style Council, The Cure etc) avevano cura di conservare i giornali
che compravano e portarti i ritagli (sapevamo anche risparmiare).
Dimenticavo. Gli speciali, le partecipazioni a Fantastico, a Domenica In
(con Pippo Baudo), le interviste, i video erano tutte accuratamente
registrate su VHS, che poi venivano catalogati ed etichettati scrivendoci
il contenuto. Reliquie…che ancora esistono in casa mia. Vi confido un
segreto: ho un'anta del salone, oltre ad alcuni cassetti, dove ci sono le
riviste, i poster, le foto i ritagli, tre agende su cui annotavo e
catalogavo tutto. E le videocassette? Tutte in camera mia: c'è Arena, The
making of Arena, Sing blu silver, Dancing on the valentine, Duran duran
private...insomma tutte. Potrei tranquillamente essere l'archivio storico
dei Durans, anzi: Simon se ti serve qualcosa è tutto qui! A parte gli
scherzi, non sono mai stata una duraniana che si strappava i capelli,
piangeva e pretendeva di andare in giro con il piumino Montclaire e le
Lumberjack ai piedi, con tanto di jeans rigirati. Ero tranquilla. Amavo i
miei musicisti preferiti e, ricordo, che l'unica volta che versai qualche
lacrimuccia (più che altro, io e la mia amica di cordone ombellicale
duraniano, mettemmo il broncio) fu in occasione del primo concerto
italiano al Flaminio di Roma. Mi ricordo che era il giorno prima del
concerto, forse una domenica, e con le nostre famiglie eravamo in giro per
Roma agli scavi, al Colosseo...beh, ogni occasione era buona per fare
riferimenti duraniani e tentare di commuovere il parentame: addirittura
fummo in grado di storpiare L'inno di Mameli (non ce ne voglia la
buon'anima) Fratelli d'Italia diventò "Fratelli Durans" il resto del testo
ve lo risparmio... anche perché non sortì l'effetto sperato e noi il
giorno dopo eravamo sole solette a casa con i genitori che continuavano a
ripeterci: "siete troppo piccole è pericoloso, la prossima volta vedremo"
(le solite scuse genitoriali). Altri ricordi affiorano alla mente. Le
domeniche, io e la mia amica di cordone ombellicale duraniano, ci
riunivamo alternativamente ora a casa di una ora a casa dell'altra. E qui
nascevano altre idee malsane. Ricordo che lei prendeva lezioni di chitarra
classica, io ero un'appassionata di tastiera (ho avuto la prima alle
elementari, poi è arrivata quella elettronica...e vai), intonate tutte e
due (per fortuna), ci divertivamo a cantare i Loro pezzi (signor Le Bon,
ci perdoni sempre!), da qualche parte devo avere una musicassetta
registrata, oltre agli spartiti originali... Ci passavamo il tempo e si
cresceva... non immaginate quanto. Non vivevamo in un mondo di sogno,
eravamo consapevoli e ben sveglie che la nostra realtà non comprendeva
certo il Drum (l'imbarcazione a vela) di Mister Le Bon, però siamo
cresciute ugualmente e molto bene! Devo a Loro se ho amato la lingua
inglese, direte: "eh, dai stai esagerando!". No, assolutamente no. Già
dalle medie mi sono sempre divertita a tradurre i loro testi, perché per
me la regola è una sola: devo capire e sapere quello che canto, per cui
traduzioni a volontà, oltre ai loro brani ascoltati 24h su 24. Risultato:
pronuncia perfetta e la capacità di tradurre, ormai, senza vocabolario, lo
so non sono mai stata normale, di questo ne sono consapevole. Tradurre e
capire i loro brani non mi costava fatica (Dott. Cascio: scommetto che
anche lei lo ha fatto) e la cosa pazzesca è che li scrivevo a mano e in
seguito li battevo a macchina!!! Altro segreto svelato: c'è ancora il
contenitore con tutto dentro. Ai Duran Duran devo anche l'ispirazione per
il mio primo scritto (libro mi sembra esagerato facciamo libricino). Un
giallo in tutte le sue sfumature con protagonisti principali Loro, devo
dire che non è male, l'ho riletto qualche giorno fa e già si intravede la
vena giornalistica che poi mi colpirà definitivamente. Anche questo
libricino è stato battuto a macchina e rilegato a mano da me (scusate, ero
molto autodidatta!). Gli anni 80 trascorsero tra divisioni: vedi Arcadia
con Simon, Nick e Roger, poi Power Station con i due Taylor; nel 1988,
tornano in Italia con il The Big Live Thing Tour, ma in formazione non
originale, nel frattempo Andy e Roger si erano eclissati. Era il 14
dicembre 1988, quanta attesa per quella data del tour per me e la mia
amica di cordone ombellicale-duraniano: ora eravamo cresciute e potevamo
andare a vederli dal vivo: ho davanti nitida la scena di noi due che alla
sola vista del Palaeur (ora Palalottomatica) abbiamo cominciato a correre
e a salire i gradini: sembrava una montagna alta da scalare. Alla fine di
tutto eravamo esauste-contente senza nemmeno un filo di voce, con la
prospettiva di una bella sega a scuola per il giorno dopo perchè si era
fatto troppo tardi. Impossibile descrivere le emozioni di quel concerto
che tanto per cambiare è accuratamente registrato su VHS. Arrivano gli
anni 90. Cominciai la radio (MusicaRadio) e per me fu come tuffarmi nel
miele. Avevo la possibilità di "angosciare" gli ascoltatori con i Loro
brani, parlare delle ultime news e…, insomma una "ficata". Ricordo che in
quel periodo uscì The Wedding Album (in formazione ridotta Simon Le Bon,
Nick Rhodes e John Taylor coadiuvati da Warren Cuccurullo) ultimo grande
successo discografico dei Duran Duran, perché, poi, persero molto smalto,
erano stanchi di troppa routine e nella loro musica (oltre che tra di
loro) cominciò ad esserci qualcosa che stonava. Di questo ultimo album
(mio, perché loro hanno continuato a farli per tutti gli anni novanta)
ricordo ancora il rumore del vinile che girava sul piatto radiofonico:
brani trasmessi non so quante volte al giorno, all'epoca era il nostro Mr
Disco della Settimana: richiestissimo e ascoltatissimo anche da chi (era
un uomo e allora trasmetteva dalle parti della radio anche lui) mi
prendeva in giro, ma poi ho scoperto che alla fine era un amante di The
Wedding (pur non capendo un h d'inglese!), non mi chiedete di più perché
non posso svelare chi è: ora occupa un posto dove è sempre in riunione, in
"lidi" santi e felici, molto vicini a noi, rapito da una Maga. Vabbè,
torniamo a noi: alla fine i Duran Duran si sono quasi eclissati, ma non
del tutto. Hanno tentato altre strade pubblicando un paio di album che non
hanno avuto per nulla successo. John in particolare si è dato alla
carriera solista in America. Simon è tornato a fare il babbo felice tra i
suoi pargoli, Nick ha affrontato un divorzio: gossip puro. Inutile dire
che un duraniano/a vero/a non abbandona mai la sua strada. Noi siamo
sempre stati fiduciosi di un loro ritorno, anche perché, come ha svelato
lo stesso Le Bon in una recente intervista: "Ricadere nell'anonimato non è
affatto piacevole, soprattutto dopo che sei abituato ad essere un
personaggio pubblico e, per me in particolare che ero cresciuto da/con e
per la musica mi mancava. Ci siamo accorti che ci mancava la musica e così
abbiamo deciso di continuare sulla strada intrapresa". Parole sante.
Eccoci così al 2004. Tornano in formazione originale. Tutti e 5. Esce
"Sunrise". Primo in Giappone (dove le giapponesine sembrano completamente
fuori di testa ogni volta che i fabfive si esibiscono in concerto), primo
in Inghilterra, secondo posto nelle classifiche italiane, grazie anche
allo spot della Tim, ai passaggi radiofonici e alla "calata" nel nostro
paese in alcune trasmissioni Tv: Trl di Mtv, il Teo e Panariello. Timorosi
tutti e 5, sapevano che in Italia avrebbero trovato qualcuno ma non certo
così tanti e così passionali come negli anni 80: sono di nuovo on air ed
on stage, in estate saranno on tour nel nostro paese. E noi duraniani/e?
Siamo cresciuti è logico, qualcuno li avrà dimenticati, qualcun altro li
ricorderà come una parentesi giovanile, altri ancora come me (e lei Dott.
Cascio?) non hanno mai smesso di seguirli, anche quando sono rientrati
nell'anonimato. Ora sono una giornalista a 360°, cresciuta a pane e Duran
Duran, che tra quattro mesi sarà anche neo laureata ma la passione non mi
è passata. Sarà pure monotono dirlo ma forse se amo il mio lavoro, il
mondo della musica, dello spettacolo e lo stare in mezzo alla gente è per
Loro, perché mi hanno aiutato a scoprire la mia vera vocazione: essere una
Giornalista Latinense Duraniana Ferro Dipendente Laureata (eh, negli anni
si è aggiunta la passione per Tiziano Ferro) che dite sui biglietti da
visita sarà mica troppo lungo?
Roberta Colazingari
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